Vivistat (statistiche)

venerdì 29 ottobre 2010

Berlusconi infesta la cronaca da giorni ma non immaginereste mai di cosa è stato capace!

A tanto è arrivato Berlusconi

L'Unità pubblica oggi la foto di questo assegno, consegnato a favor di stampa dal sottosegretario alle infrastrutture Mantovano al Commissario del Comune di Bologna, la signora Cancellieri, per la messa in sicurezza delle scuole felsineee.Dice l'Unità che Mantovano non si è vergognato nemmeno un po'.




 Quasi superfluo ricordare che quell'assegno non viene dai conti di Berlusconi ma da quelli dello stato e altrettanto inutile ricordare che la sicurezza nelle scuole non è un'opziome lasciata alla magnanimità del governante, ma un obbligo che discende da precise disposizioni di legge. Nessun merito quindi per il Presidente del Consiglio e nessuna giustificazione per un gesto del genere, più degno di un Kim coreano che del leader di una democrazia occidentale.

Facile poi immaginare le reazioni della destra se un Prodi avesse combinato una porcata del genere mettendo il suo volto ad accompagnare l'invio dei fondi pubblici, ipocrisia e pessima propaganda vanno sempre a braccetto.

http://mazzetta.splinder.com/post/23523934/a-tanto-e-arrivato-berlusconi 

Ruby ha successo spunta un contratto per un milione di euriiiii in pubblicità con il prosciuttificio ...

Fonte

Silvio Berlusconi sorpreso fuori della patta!
Il 1° contratto pubblicitario di Ruby
Ruby Heyek la ragazza del Bunga Bunga

Ass Ar-Core non si comanda !Salta fuori la collana di dimanti ! Silvio fà penitenza!

Fanno di tutto per fare sparire questa "casta" foto di Ruby !

Patrizia D’Addario ha paura per Ruby, la minorenne tunisina nell’occhio del ciclone per le sue presenze alle feste nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi. “Le spezzeranno le ossa” spiega la escort barese, già coinvolta in una storia di festini a luci rosse in casa del presidente del Consiglio, in un’intervista al Fatto Quotidiano,continua a leggere.....

1- NEL VERBALE RUBY RACCONTA CHE, NELLA SECONDA SERATA DELL´INVITO AD ARCORE, AVVIENE QUESTA SCENA. "ARRIVIAMO, IO ED EMILIO FEDE, POI SILVIO MI TRATTIENE E NEL GIARDINO DELLA VILLA MI MOSTRA L´AUDI E DICE CHE È PER ME"
2- NELLE INTERVISTE QUELLA CHE PALAZZO CHIGI SPACCIAVA COME "LA NIPOTE DI MUBARAK" PER FARLA RILASCIARE DALLA QUESTURA DI MILANO FA RETROMARCH: "AD ARCORE? UNA SOLA VOLTA. SILVIO MI HA DATO SOLTANTO SETTEMILA EURO E UNA COLLANA DI DAMIANI. NON MI HA CHIESTO NIENTE IN CAMBIO. ERA MOLTO ARRABBIATO, MI HA DETTO CHE GLI AVEVO MENTITO DICENDOGLI CHE ERO MAGGIORENNE. MI HA ANCHE SGRIDATO PERCHÉ FACEVO UNA VITA CHE NON GLI PIACEVA. MI HA RACCOMANDATO DI COMPORTARMI BENE, DI STUDIARE"
3 - "NON È STATO LELE MORA A PORTARMI DA SILVIO. E NEANCHE EMILIO FEDE. È STATA UNA RAGAZZA MIA AMICA DI CUI NON VOGLIO FARE IL NOME" continua a leggere....

"Non c'è dubbio l'Italia ha un problema !"

giovedì 28 ottobre 2010

La notte è piccola e "Ruby" per il cavaliere,indagati Emilio Fede,il cicisbeo Lele Mora,Nicole Minetti,Palazzo Chigi compromesso,inchiesta esplosiva !

MILANO - Alla questura di Milano, nello stanzone del "Fotosegnalamento", c'è solo Ruby R., marocchina. Dire "solo" è un errore, perché Ruby è molto bella e non si può non guardarla. Se ne sta sulla soglia, accanto alla porta, e attende che i due agenti in camice bianco eseguano il loro lavoro, ma è come se occupasse l'intera stanza. E' il 27 maggio di quest'anno, è passata la mezzanotte e i poliziotti hanno già fatto una prova: la luce bianca, accecante, funziona alla perfezione. La procedura è rigorosa, nei casi in cui un minorenne straniero viene trovato senza documenti: finiti gli accertamenti sull'identità, se non ha una casa o una famiglia, sarà inviato, dopo aver informato la procura dei minori, in una comunità. È quel che gli agenti si preparano a fare, perché Ruby ha diciassette anni e sei mesi (è nata l'11 novembre del 1992) e all'indirizzo che ha dato, in via V., non ha risposto nessuno. Era anche prevedibile: ci abita un'amica che, dice Ruby, è una escort e se ne sta spesso in giro. All'improvviso, il silenzio dello stanzone si rompe. Una voce si alza nel corridoio. E, alquanto trafelata, appare una funzionaria. Chiudete tutto e mandatela via!, è il suo ordine categorico. Gli agenti sono stupiti. L'altra, la funzionaria, è costretta a ripetere: basta così, la lasciamo andare, fuori c'è chi l'aspetta!


Non è che le cose vanno sempre in questo modo, in una questura. La ragazza non ha i documenti. Per di più, il computer ha sputato la sua sentenza: l'anno prima Ruby si è allontanata  -  era il maggio del 2009  -  da una casa famiglia a Messina, dove vivono i suoi. Anche il motivo per cui è finita in questura non è una bazzecola: è accusata di un furto che vale i due stipendi mensili dei poliziotti.


Le cose sono andate così. Qualche sera prima, una ragazza che ama la discoteca, Caterina P., va in un locale con due amiche. Ballano sino a tardi. Quando lasciano il "privé", si ritrovano insieme a Ruby R. e tutt'e quattro s'arrangiano a casa di Caterina. La mattina dopo, mentre Ruby dorme come un sasso, o così sembra, le tre amiche vanno a fare colazione al bar sotto casa. Al rientro, Ruby non c'è più, e chi se ne importa. Ma mancano anche tremila euro da un cassetto e qualche gioiello. Caterina maledice se stessa. Non sa da dove sia piovuta quella ragazzina, non sa dove abita, non sa dove cercarla. Il caso l'aiuta. Il 27 maggio il sole è tramontato da un pezzo e Caterina passeggia in corso Buenos Aires, quando intravede Ruby in un centro benessere. Chiama subito il 113 e accusa la ladra. La volante Monforte è la più vicina e la centrale operativa la spedisce sul posto. Ruby viene presa e accompagnata al "Fotosegnalamento". Con una storia come questa, ancora tutta da chiarire, come si fa a lasciarla andare?


Gli agenti lo chiedono alla funzionaria. La funzionaria scuote il capo. Dice: di sopra (dove sono gli uffici del questore) c'è il macello, Pietro Ostuni (è il capo di gabinetto) ha già chiamato un paio di volte e vedete (il telefono squilla) ancora chiama. E' la presidenza del Consiglio da Roma. Dicono di lasciare andare subito la ragazza, pare che questa qui sia la nipote di Mubarak, non ci vogliono né fotografie, né relazioni di servizio. Tutti adesso guardano la ragazza. "E chi è Mubarak?", chiede un agente. Il presidente egiziano, spiega con pazienza la funzionaria. Che intanto risponde all'ennesima telefonata del capo di gabinetto, per poi dire: forza ragazzi, facciamo presto, Ostuni ha detto a Palazzo Chigi che la ragazza è già stata mandata via.


L'ultimo affaire o scandalo che investe Silvio Berlusconi nasce dunque tra il primo piano e il piano terra di via Fatebenefratelli 11, in una notte di fine maggio. Ha come protagonista una minorenne, senza documenti, accusata di furto. E come canovaccio ha una stravaganza: la ragazza viene liberata per l'energica pressione di Palazzo Chigi, che sostiene sia "la nipote di Hosni Mubarak". Che cosa c'entra la presidenza del Consiglio con una "ladra"? E perché qualcuno a nome del governo mente sulla sua identità? Quali sono stati gli argomenti che hanno convinto la questura di Milano a insabbiare un'identificazione, in ogni caso a fare un passo storto? Le anomalie di quella notte non finiscono, perché ora entra in scena un nuovo personaggio. Attende Ruby all'ingresso della questura.


E' Nicole Minetti e ha avuto il suo momento di notorietà quando, igienista dentale di Silvio Berlusconi, a 25 anni è stata candidata con successo al Consiglio regionale della Lombardia. Nicole sa del "fermo" di Ruby in tempo reale da un'amica comune. Fa un po' di telefonate, anche a Roma, e si precipita all'ufficio denunzie. Chiede di vedere la ragazza. Pretende di portarsela via. Dice che Ruby ha dei problemi e lei se ne sta occupando come una sorella maggiore, ma non riesce a superare il primo cortile della questura. Soltanto quando Palazzo Chigi chiamerà il capo di gabinetto, la situazione si farà fluida e il procuratore dei minori di turno, interpellato al telefono, autorizzerà l'affidamento di Ruby a Nicole e  -  ora sono quasi le tre del mattino del 28 maggio  -  le due amiche si possono finalmente allontanare.


Che cosa succede dopo lo spiegherà Ruby, ma in un interrogatorio che avviene due mesi più tardi: a luglio, quando l'affaire sminuzzato in questura si materializza. Prima al tribunale dei minori e, subito dopo, alla procura di Milano, dinanzi al pool per i reati sessuali. Una volta in strada Nicole, sostiene Ruby, chiama Silvio Berlusconi: è stato Silvio a dirle di correre in questura; è stato Silvio a raccomandarsi di tenerlo informato e di chiamare appena la cosa si fosse chiarita. Ora che è finita l'emergenza, Nicole spiega, ride alle carinerie del premier e poi passa il telefono direttamente a Ruby. Silvio mi dice così: non sei egiziana, non sei maggiorenne, ma io ti voglio bene lo stesso. Da allora non l'ho più visto, ma in questi mesi ci siamo sentiti ancora per telefono.


Ora bisogna spiegare quali sono i rapporti di Ruby con Silvio Berlusconi e non è facile, perché il loro legame viene ricostruito in un'indagine giudiziaria che deve chiarire (lo ha fatto finora soltanto parzialmente e in modo non esaustivo o definitivo) quando la giovanissima Ruby dice il vero e quando il falso. E' un'inchiesta (l'ipotesi di reato è favoreggiamento della prostituzione) in cui il premier non è indagato, anche se gli indagati ci sono e sono tre: Lele Mora, Nicole Minetti, Emilio Fede. Anzi, il premier potrebbe diventare addirittura parte lesa, perché prigioniero di un ricatto, vittima di una calunnia o addirittura perseguitato da un'estorsione.


Per evitare gli equivoci molesti disseminati in questi giorni, conviene dire subito che dinanzi ai pubblici ministeri Ruby esclude di aver fatto sesso con il capo del governo. Come confessa di aver mentito a Berlusconi: gli ho detto di avere ventiquattro anni e non diciassette. Nicole sapeva che ero minorenne e poi anche Lele, Lele Mora, lo ha saputo. Ruby però racconta delle sue tre visite ad Arcore, delle feste in villa e delle decine di giovani donne famose o prive di fama  -  molte escort  -  che vi partecipano. La minorenne fa entrare negli atti giudiziari un'espressione inedita, il "bunga bunga". Viene chiamata in questo modo l'abitudine del padrone di casa d'invitare alcune ospiti, le più disponibili, a un dopo-cena erotico. "Silvio (lo chiamo Silvio e non Papi come gli piacerebbe essere chiamato) mi disse che quella formula  -  "bunga bunga"  -  l'aveva copiata da Gheddafi: è un rito del suo harem africano".


Ruby è stata interrogata un paio di volte a luglio, è però in un interrogatorio in agosto che esplicitamente comincia a raccontare meglio i suoi rapporti con Berlusconi, Fede, Mora e Nicole Minetti. Conviene darle la parola. Sostiene Ruby che poco più di un anno fa  -  era ancora in Sicilia  -  conosce il direttore del Tg4. Emilio Fede è il presidente e il protagonista della giuria di un concorso di bellezza. Come già è accaduto nell'autunno del 2008 con Noemi Letizia, il giornalista, 79 anni, è amichevole e affettuoso con Ruby. Si dà da fare per il suo futuro, presentandole Lele Mora. Le dice che Lele l'avrebbe potuta aiutare, se avesse avuto voglia di lavorare nel mondo dello spettacolo. Non è che la minorenne rimugini più di tanto quest'idea che estenua e tormenta quante ragazzine senz'arte né parte. E' un'opportunità, non vuole perderla. Taglia la corda. Arriva a Milano. Cerca subito Lele.


Per cominciare, Mora la indirizza in un disco-bar etnico, ospitato in un sotterraneo sulla via per Linate. Ruby è una cubista. Dice: niente di trascendentale, anzi, la cosa più eccentrica che faccio è la danza del ventre, che ho imparato da mia madre. Dal quel cubo colorato, Milano è ancora più magnifica e scintillante. Manca tanto così alla trasformazione di Ruby R.. Ancora uno o due passi e la sua vita può farsi concretamente fortunatissima, soprattutto se c'è di mezzo il frenetico attivismo di Emilio Fede.


E' il 14 febbraio, giorno di San Valentino. Ruby ha 17 anni e novantacinque giorni. Arriva a Milano dalla povertà e dalle minestre della comunità. In quel giorno, dedicato agli innamorati, entra ad Arcore, a Villa San Martino: è un bel colpaccio, per chi a tutti gli effetti può essere definita una "scappata di casa". La minorenne la racconta, più o meno, così: mi chiama Emilio e, dice, ti porto fuori. Non so dove, non mi dice con chi o da chi. Passa a prendermi con un auto blu. Salgo, filiamo via scortati da un gazzella dei carabinieri verso Arcore. Non entriamo dal cancello principale, dove c'erano altri carabinieri, ma da un varco laterale. Vengo presentata a Silvio. E' molto cortese. Ci sono una ventina di ragazze e  -  uomini  -  soltanto loro due, Silvio ed Emilio.
(Ruby fa i nomi delle ospiti. C'è intero il catalogo del mondo femminile di Silvio Berlusconi: conduttrici televisive celebri o meno note, star in ascesa, qualcuna celeberrima, starlet in declino, qualche velina, più di una escort, due ministre, ragazze single e ragazze in apparenza fidanzatissime, e Repubblica non intende dar conto dei nomi).


A Ruby quel mondo da favola resta impresso, anche per un piccolo dettaglio davvero degno di Cenerentola. Cenammo, ricorda, ma non rimasi a dormire. Dopo cena, andai via. Alle due e mezza ero già a casa. Con un abito bianco e nero di Valentino, con cristalli Swarovski, me l'aveva regalato Silvio. La seconda volta, continua il racconto di Ruby, vado ad Arcore il mese successivo. Andai con una limousine sino a Milano due, da Emilio Fede, e da lì, con un'Audi, raggiungemmo Villa San Martino. Silvio mi dice subito che gli sarebbe piaciuto se fossi rimasta lì per la notte. Lele mi aveva anticipato che me lo avrebbe chiesto. Mi aveva anche rassicurato: non ti preoccupare, non avrai avance sessuali, nessuno ti metterà in imbarazzo. E così fu. Cenammo e dopo partecipai per la prima volta al "bunga bunga". (Questo "gioco", onomatopeico e al di là del senso del grottesco, viene descritto da Ruby agli esterrefatti pubblici ministeri milanesi con molta vivezza, addirittura con troppa concreta vivezza. Si diffonde nelle modalità del sexy e maschilista cerimoniale che è stato raccontato da Mu'ammar Gheddafi e importato tra le risate ad Arcore. Ruby indica che cosa si faceva e chi lo faceva  -  un lungo elenco di nomi celebrati e popolari, in televisione o in Parlamento).


Io, continua Ruby, ero la sola vestita. Guardavo mentre servivo da bere (un Sanbitter) a Silvio, l'unico uomo. Dopo, tutte fecero il bagno nella piscina coperta, io indossai pantaloncino e top bianchi che Silvio mi cercò, e mi immersi nella vasca dell'idromassaggio. La terza volta che andai ad Arcore fu per una cena, una cosa molto ma molto più tranquilla. Quando arrivai Silvio mi disse che mi avrebbe presentata come la nipote di Mubarak. A tavola c'erano  -  sostiene  -  Daniela Santanché, George Clooney, Elisabetta Canalis.


Dice il vero, Ruby? O mente? E' il rovello degli investigatori. Che hanno un quadro appena abbozzato sotto gli occhi: giovani donne, che Ruby definisce escort, sono contattate dal trio Lele, Emilio e Nicole per partecipare alle feste di Villa San Martino, dove qualche volta i party si concludono con riti sessuali che sono adeguatamente ricompensati dal capo del governo, con denaro contante o gioielli. Quanto è credibile il racconto di Ruby? Per venirne a capo, l'inchiesta deve innanzitutto dimostrare che la minorenne abbia davvero conosciuto Silvio Berlusconi e sia stata davvero ad Arcore. Ruby offre quel che le appaiono incontrovertibili conferme.
Mostra i gioielli avuti in regalo da Silvio Berlusconi: croci d'oro, collane, orecchini, orologi e orologi con brillanti (Rolex, Bulgari, Dolce&Gabbana, ma anche altri dozzinali con la scritta "Meno male che Silvio c'è" o con lo stemma del Milan), haute couture, un'auto tedesca. Ruby sostiene di aver ricevuto dal capo del governo più di 150mila euro (in contanti e in tre mesi) e soprattutto una promessa: Silvio assicurò che mi avrebbe comprato un centro benessere e mi invitò a dire in giro che ero la nipote di Mubarak. Così avrei potuto giustificare le risorse che non mi avrebbe fatto mancare.


Non c'è dubbio che ci sia un'incongruenza: nonostante la leggendaria generosità di Berlusconi, tanto denaro contante, tanti gioielli e promesse appaiono sproporzionati all'impegno di tre soli incontri. Ma qualche riscontro diretto alle parole di Ruby é stato afferrato. Il suo telefonino cellulare il 14 febbraio è "posizionato" nella "cella satellitare" di Arcore. Un paio di gioielli in suo possesso - è vero anche questo - sono stati acquistati da Silvio Berlusconi. Le indagini hanno accertato anche quanto rasentava l'incredibile: e cioè che le giovani donne ospiti di Villa San Martino, come alcuni degli indagati, usano, nei loro colloqui, l'espressione gergale e arcoriana del "bunga bunga".


Sono conferme ancora insufficienti? Il capo del governo e gli indagati sono a conoscenza dell'indagine fin da quella prima notte di maggio in questura e la monitorano passo passo. Il premier, descritto molto inquieto, ha affidato a Nicolò Ghedini la controffensiva. Da settimane accade questo. Una segretaria di Palazzo Chigi convoca le giovani ospiti del premier in un importante studio legale di via Visconti di Modrone per affrontare, con Ghedini, la questione delle "serate del presidente". Le ospiti di Villa San Martino non si sorprendono dell'invito, prendono nota con diligenza dell'ora e dell'indirizzo. Sono indagini difensive che, come è accaduto in altre occasioni  -  per il caso d'Addario, ad esempio  -  vorranno dimostrare che Silvio Berlusconi non ha nulla di cui vergognarsi; che quelle serate non hanno nulla di indecente o peccaminoso; che quella ragazza, la Ruby, è soltanto una matta o, forse peggio, una malandrina che sta ricattando il premier, magari delusa nel suo avido sogno di facile ricchezza.


Nonostante la sua contraddittoria provvisorietà, questa storia non ha solo a che fare con l'inchiesta giudiziaria, forse già compromessa da un'accorta fuga di notizie. Sembra più importante osservare ciò che si scorge di politicamente interessante: Berlusconi c'è "ricascato". E qui incrociamo una questione che non ha nulla a che fare con il giudizio morale (ognuno avrà il suo), ma con la responsabilità politica. Dopo la festa di Casoria e le rivelazioni degli incontri con Noemi Letizia allora minorenne, dopo la scoperta della cerchia di prosseneti che gli riempie palazzi e ville di donne a pagamento, come Patrizia D'Addario, questo nuovo progressivo disvelamento della vita disordinata del premier, e della sua fragilità privata, ripropone la debolezza del Cavaliere. Il tema interpella, oggi come ieri, la credibilità delle istituzioni. Il capo del governo è ritornato a uno stile di vita che rende vulnerabile la sua funzione pubblica. Le sue ossessioni personali possono esporlo a pressioni incontrollabili.


Qualsiasi ragazzina o giovane donna che ha frequentato i suoi palazzi e ville e osservato le sue abitudini può, se scontenta, aggredirlo con ricatti che il capo del governo è ormai palesemente incapace di prevedere. Dove finiscono o dove possono finire le informazioni e magari le registrazioni e le immagini in loro possesso (Ruby racconta che spesso "le ragazze" fotografavano con i telefonini gli interni di Villa San Martino)? Quante sono le ragazze che possono umiliare pubblicamente il capo del nostro governo? È responsabile esporre il presidente del Consiglio italiano in situazioni così vulnerabili e pericolose per la sicurezza dell'istituzione che rappresenta?


mercoledì 27 ottobre 2010

Il sindaco di Adro: simboli tolti illegalmente e Borghezio accusa Giorgio Napolitano di furto !?

ADRO (BRESCIA)Oscar Lancini, sindaco di Adro (Brescia) ormai famoso per i 700 simboli del Sole delle Alpi posti nel centro scolastico del paese e poi fatti rimuovere dal ministro dell'Istruzione, non si dà per vinto e ribadisce che la rimozione è avvenuta «in modo arbitrario e fuorilegge». In un convegno dal tema inequivocabile «Simbolismo e politica» l'europarlamentare leghista Mario Borghezio oltre a testimoniare la sua stima a Lancini ha lanciato bordate contro il Presidente della Repubblica che dovrebbe restituire i beni «saccheggiati» e conservati al Quirinale. Lancini ha detto che studierà una via giudiziaria per dirimere la questione. Ma per il ministro Gelmini non si torna indietro».
  Fonte

L’IRA DI FELTRI: "A VOI DEL PDL NON VE NE FREGA NULLA DI NOI. MA O CI AIUTATE O SIETE FOTTUTI. LA VERITÀ È CHE PREFERITE I GIORNALISTI ALLA EZIO MAURO. E ALLORA TENETEVELI"

L’IRA DI FELTRI: "A VOI DEL PDL NON VE NE FREGA NULLA DI NOI. MA O CI AIUTATE O SIETE FOTTUTI. LA VERITÀ È CHE PREFERITE I GIORNALISTI ALLA EZIO MAURO. E ALLORA TENETEVELI" - 2- METTI INSIEME FELTRI, BELPIETRO, MINZOLINI, BONDI E SANTADECHÈ. ED È UN J’ACCUSE RABBIOSO: LA QUESTIONE NON È BERLUSCONI O NON BERLUSCONI. È CAPIRE SE UNO PUÒ FARE IL GIORNALISTA DALL’ALTRA PARTE SENZA ESSERE ACCUSATO DI SERVILISMO - 3- "IL CENTRODESTRA HA UN COMPLESSO DI INFERIORITÀ NEI CONFRONTI DELL’ARISTOCRAZIA DEGLI INTELLETTUALI E DEI SALTIMBANCHI E CHE COMINCIANO A MOSTRARE PERFINO VERSO I FINIANI: "I GIORNALISTI ANTIBERLUSCONIANI SONO BUONI, MERAVIGLIOSI, IN GRADO DI CONQUISTARE I POSTI MIGLIORI. SI PROTEGGONO, SONO PROTETTI DA TUTTE LE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA, I PARTITI DI RIFERIMENTO LI COCCOLANO, MENTRE GLI ALTRI SONO CAFONI, BUZZURRI, QUALCUNO PERFINO PUZZA, DICONO CHE PUZZA" -

Fonte e gallerie fotografiche         

     Vittorio Macioce per "il Giornale"

Il bombastico intervento di Feltri: http://www.radioradicale.it/scheda/314063

I pugni in faccia fanno male. Ma qualcuno dirà che Capezzone se l'è cercata. Questo è un Paese strano. Ci sono anni in cui sembra che si possa convivere bene o male. Qualcuno azzarda la ricostruzione di una memoria comune. Cioè, mettiamoci d'accordo su quello che è successo e facciamo pace. Tutti libertari, tutti aperti al dialogo, tutti come Voltaire: «Non condivido ciò che dici ma morirei perché tu possa dirlo».

Passano un paio d'anni e una manciata di stagioni e si torna sulle barricate. Voi qua e noi là e giù schiaffi, insulti, pregiudizi e maledizioni. Voltaire finisce di nuovo in soffitta. Il bello, o il brutto, è che non si litiga sempre per lo stesso motivo. Questa volta, per esempio, non si può neanche dire che a darsele sono rossi e neri, guelfi o ghibellini, sinistra e destra.

Qui lo scontro ideologico, viscerale più che razionale, ha a che fare con Berlusconi. Sei berlusconiano o no? Non c'è neppure una via di mezzo. Tipo, guarda che non voto da quindici anni. Niente. La costante resta sempre la stessa. Gli italiani non litigano per un motivo ideale, ma per una differenza antropologica. Il risultato è che i buoni sono sempre gli stessi, appartengono sempre alla stessa razza di moralisti, incazzati, presuntuosi, che vogliono salvare il mondo dai suoi peccati. I cattivi invece cambiano in base alla sorte o alla storia.

In mezzo ci sono tutti quelli che vanno in soccorso del vincitore. Sopra, sotto e a lato sopravvive quella maggioranza di poveri cristi che invece vorrebbero farsi i fatti loro e tirare a campare senza risse e marchi d'infamia. Forse sono i più saggi.

Tutto questo serve a mettere a fuoco la scelta dei giornalisti «non antiberlusconiani» di incontrarsi nella chiesa, sconsacrata, di Santa Marta a Roma per raccontare le proprie ragioni. È il primo appuntamento di un forum sull'informazione e sulla libertà di stampa. Ci sono Feltri, Belpietro e Minzolini. I promotori sono Bondi e Santanchè, un ministro e un sottosegretario del governo Berlusconi.

Ma qui la questione non è Berlusconi o non Berlusconi. È capire se uno può fare il giornalista dall'altra parte senza essere accusato di servilismo. Feltri lo dice subito a modo suo: «I giornalisti antiberlusconiani sono buoni, meravigliosi, in grado di conquistare i posti migliori. Si proteggono, sono protetti da tutte le associazioni di categoria, i partiti di riferimento li coccolano, mentre gli altri sono cafoni, buzzurri, qualcuno perfino puzza, dicono che puzza».

È chiaro che quando volano gli schiaffi, e gli altri dicono che hai cominciato tu mentre a picchiare per primi sono sempre i buoni, tu ti aspetti un minimo di solidarietà da chi si professa anti-antiberlusconiano. E ancora di più da chi sta nel partito di Berlusconi. Invece niente. Si vergognano e sotto sotto coccolano i buoni.

Lo dice Belpietro: «C'è una cricca dell'informazione, una cupola, che copre quello che non deve essere conosciuto, come la vicenda della casa di An a Montecarlo. Cercate la legittimazione della Stampa, di Repubblica e del Corsera. Attenti, perché se riusciranno a tappare la bocca a noi, la tapperanno anche a voi e in quel momento le vostre voci varranno zero».

I martiri stanno sempre dall'altra parte e piangono in televisione. Strano poi che a subire le minacce, quelle vere, fisiche, siano i cattivi. Belpietro fa un sorriso: «Sono perfino riusciti a scrivere il falso sulla mia vicenda, sul trasferimento dell'agente, sulla scorta. Sono riusciti a trasformare il tentato omicidio in una sorta di fenomeno paranormale...». I politici berlusconiani hanno alzato le spalle. Non so, non mi schiero, non ricordo. Lo sai come ragionano. Se per sbaglio, nella loro attività di governo, gli capita una notizia telefonano a via Solferino. Mica puoi infangarla sulle pagine di Libero o del Giornale. Ragionano così e non ci si può fare nulla.

È un j'accuse al centrodestra, a quel complesso di inferiorità che hanno nei confronti dell'aristocrazia degli intellettuali e dei saltimbanchi e che cominciano a mostrare perfino verso i finiani. È quel non dire nulla quando ti chiamano segugio. È quel sentirsi bastardi in una repubblica dove gli unici cittadini sono quelli che parlano di regime. Quanta gente tra gli stessi ministri di Berlusconi ha ricordato, non sottovoce, che questa maggioranza e questo governo sono stati scelti con il voto democratico degli italiani.

Gli unici a riconoscerti come democratico sono i cani sciolti della sinistra. Quelli come Antonio Pennacchi, che qualche tempo fa prese di petto l'aristocrazia intellettuale con queste parole: «Io sono un marxista-leninista-stalinista. Sono per la dittatura del proletariato. Ma voi no: siete per la democrazia. E la democrazia dice che se Berlusconi ha pigliato i voti, voi non dovete rompere le palle».

Invece i berlusconiani di governo hanno quasi paura di avere a che fare con giornalisti e intellettuali non allineati dall'altra parte. Appena arrivano gli schiaffi loro scappano. La Santanchè lo ha ammesso e ha citato la Fallaci, lasciata sola in prima linea.

O ancora: «Pensate a cosa sarebbe successo se venti carabinieri avessero perquisito la stanza del direttore di Repubblica, avessero arrestato le fonti di Travaglio, intercettato il direttore dell'Unità, sequestrato computer e agende del direttore del Tg3, attentato alla vita del direttore del Corsera?». Tutti martiri, tutti buoni e tutti santi.

Allora forse ha davvero ragione Feltri. L'unica conclusione è questa. «Abbiamo l'impressione che a voi del Pdl non ve ne freghi nulla di noi. Ma o ci aiutate o siete fottuti. La verità è che preferite i giornalisti alla Ezio Mauro. E allora teneteveli».     


BERLUSCONI E LA MINORENNE MAROCCHINA! SEMBRA UN TITOLO DEI FILM DI TOTÒ, MA È IN REALTÀ IL CETRIOLO CHE STA TERRORIZZANDO IL CAVALIERE


BERLUSCONI E LA MINORENNE MAROCCHINA! SEMBRA UN TITOLO DEI FILM DI TOTÒ, MA È IN REALTÀ IL CETRIOLO CHE STA TERRORIZZANDO IL CAVALIERE E LO AVVICINA ALLA PENSIONE - IL CAINANO NON È INDAGATO, MA È FINITO IN UN’INDAGINE SU SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE, COME POSSIBILE VITTIMA DI RICATTO. E CI SAREBBERO LE INTERCETTAZIONI - “LA GIOVANE AVREBBE INCONTRATO AD ARCORE SILVIO BERLUSCONI CON IL QUALE AVREBBE RACCONTATO DI AVERE AVUTO RAPPORTI. L’INCHIESTA NON È SU EVENTUALI REATI DI TIPO SESSUALE: ALL’EPOCA AVEVA PIÙ DI 14 ANNI E SI È DICHIARATA CONSENZIENTE” - IN GREVE: PER SALVARLO DAL POSSIBILE RICATTO, I MAGISTRATI LO SPUTTANERANNO A VITA! - L’AMICIZIA DELLA AVVENENTE MAROCCHINA CON NICOLE MINETTI, L’IGIENISTA DENTALE CHE SILVIO HA FATTO ELEGGERE IN CONSIGLIO REGIONALE. LA FIGLIA DI LELE MORA CHE TENTA DI ADOTTARE LA RAGAZZA E COME AVVOCATO HA IL TESORIERE MILANESE DI FORZA ITALIA                  
Fonte con gallerie fotografiche originali
1- DAGOREPORT
Berlusconi e la minorenne! - Sembra un titolo dei film di Totò, ma è in realtà il Cetriolo che sta terrorizzando il Cavaliere e lo avvicina alla pensione - il cainano non è indagato, ma è finito in un'indagine su sfruttamento della prostituzione a Milano, come possibile vittima di ricatto. E ci sarebbero anche intercettazioni telefoniche!
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMtrWHjd7BEd3B9TlYi50LWjknIjF7x40h4dQDeV9wpwIFMWRH6WtLtsDNlu0pfbuuWDM0QzqbJv9sLbwIxYDxqqbQMbgAiXtY0KXQFr54UNAqcKEz47ZLdROqwrSSX0KZX4QYtP91n_k/s640/67711_124424940948235_100001421886043_153816_7388173_n.jpg

"La giovane avrebbe incontrato ad Arcore Silvio Berlusconi con il quale avrebbe raccontato di avere avuto rapporti consenzienti. L'inchiesta non è su eventuali reati di tipo sessuale: aveva più di 14 anni quando avrebbe partecipato alle feste e si è dichiarata consenziente".




Insomma: per salvarlo dal possibile ricatto, i magistrati lo sputtaneranno a vita! L'amicizia della avvenente marocchina con Nicole Minetti, l'igienista dentale che Silvio ha fatto eleggere in consiglio regionale. Il tentativo della figlia di Lele Mora di adottare la ragazza: a fare da tramite come avvocato il tesoriere milanese di Forza Italia...


2- BERLUSCONI E LA MINORENNE: INCHIESTA CON GIALLO A MILANO...
Paolo Colonnello per "La Stampa"


Per ora c'è solo un fascicolo preliminare con un'iscrizione a "modello 45" (senza cioè reati definiti), tanto mistero e moltissimo imbarazzo. E si capisce, perché dietro l'inchiesta che silenziosamente la procura di Milano sta conducendo da alcuni mesi, si affacciano vicende scabrose, ancora tutte da verificare, che potrebbero coinvolgere ancora una volta il Presidente del Consiglio. Ma non si capisce se come "vittima" di un tentativo di estorsione o di una calunnia - magari anche solo per cercare pubblicità - o, più semplicemente, vittima di se stesso.


Al centro della vicenda, anticipata ieri da Il Fatto Quotidiano, la testimonianza di una avvenente ragazza appena diciottenne di origini marocchine, che avrebbe raccontato di aver partecipato ad alcune feste nella residenza del premier ad Arcore almeno fino alla primavera scorsa, quando cioè la giovane era ancora minorenne. Feste e cene a cui avrebbero preso parte diverse ragazze, alcune della scuderia dell'agente dello spettacolo Lele Mora, e dove non si sarebbe badato ad eccessi di vario genere.


I racconti della giovane, ascoltata finora almeno una quindicina di volte, sono al vaglio del pm Antonio Sangermano, magistrato di esperienza in forza al settimo dipartimento, il settore che si occupa di prostituzione ed estorsioni. I verbali della ragazza, che al momento vivrebbe in una comunità protetta, non sarebbero privi di smagliature e notevoli contraddizioni, tanto che in alcuni casi, dopo aver fornito diversi particolari avrebbe ritrattato interi episodi.


Inoltre, dietro le frequentazioni di questo giro di ragazze, i magistrati non escludono possa essersi nascosto un tentativo di ricatto ai danni del premier, posto che all'origine dell'inchiesta, nata come filone di un'altra indagine sullo sfruttamento della prostituzione, anche minorile, dovrebbero esserci delle intercettazioni.


Per questo la procura guidata da Edmondo Bruti Liberati ha deciso di muoversi con i piedi di piombo, preferendo al momento non iscrivere nessuno nel registro degli indagati e smentendo ieri che qualcuno avesse presentato denuncia nei confronti del presidente del Consiglio. Ciò nonostante l'inchiesta preoccupa moltissimo lo stesso Berlusconi, che ieri si sarebbe incontrato per discuterne con il suo avvocato Niccolo Ghedini.


Si tratta di una vicenda complicata, nata nel 2009. La giovane testimone, una «ragazza immagine», faceva serate in discoteca sperando di farsi notare per tentare il salto nel mondo della moda o della televisione. Finché non sarebbe riuscita ad entrare nel giro che, attraverso Lele Mora, poteva avere accesso ad Arcore. E qui avrebbe incontrato anche Silvio Berlusconi con il quale avrebbe raccontato di avere avuto rapporti consenzienti. Non si capisce però se a questo punto il premier sia rimasto vittima di un tentativo di ricatto e se la stessa deposizione della ragazza sia una trappola, una storia inquinata o il tentativo della giovane di farsi ascoltare per fuggire da una storia più grande di lei.


Dal canto suo, ieri Lele Mora ha dichiarato di «non sapere nulla di questa storia». Di certo l'inchiesta non è su eventuali reati di tipo sessuale (aveva più di 14 anni quando avrebbe partecipato alle feste e si è dichiarata consenziente), provenendo da un'indagine sulla prostituzione nei locali della movida milanese. Ci sarebbero delle difficoltà insomma nelle stesse verifiche dei suoi racconti e certo la procura intende "raggiungere alcune ragionevoli certezze prima di decidere se convocare come testimone lo stesso premier.


3- LA STORIA DI RUBY: LA FIGLIA DI LELE MORA HA PROVATO AD ADOTTARLA. A FARE DA TRAMITE LEGALE IL TESORIERE MILANESE DI FORZA ITALIA
Gianni Barbacetto per "Il Fatto Quotidiano"


La ragazza si chiama Ruby, è tuttora minorenne ed è ospite di una comunità protetta. Compirà diciott'anni a novembre e solo allora, raggiunta la maggiore età, potrà decidere di lasciare la comunità. Ruby è stata ascoltata nel corso dell'indagine sui locali e le discoteche della movida milanese, curata dal sostituto procuratore Antonio Sangermano. Ha raccontato una storia in alcuni punti confusa, non priva di smagliature e contraddizioni. Ha dichiarato di avere avuto alcuni incontri nella villa di Arcore con il presidente del Consiglio: feste, con altre ragazze e ospiti vip.


Dopo le anticipazioni su questa vicenda pubblicate ieri dal Fatto Quotidiano, il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati ha smentito l'esistenza a Milano di un'indagine sui rapporti tra una ragazza e Silvio Berlusconi. In realtà, sulla base delle dichiarazioni di Ruby, la procura ha aperto, secondo quanto riferiscono le agenzie di stampa, un fascicolo preliminare, che in gergo tecnico si chiama "modello 45", dove confluiscono "atti relativi a...", cioè documenti d'indagine non ancora contenenti notizie di reato.
SILVIO BERLUSCONI CON GRAN GNOCC BALLERINA


Nessun coinvolgimento diretto, dunque, di Silvio Berlusconi nell'inchiesta. Ma questo non ha impedito che il presidente del Consiglio, da giorni a conoscenza delle dichiarazioni di Ruby, accrescesse le sue preoccupazioni e il suo nervosismo. Di tutto ha bisogno in queste settimane, tranne che di un nuovo caso Noemi Letizia, per di più in versione hard, con fatti, incontri, particolari.


UNA VERSIONE DA RISCONTRARE
I racconti di Ruby sono tutti da verificare. Le sue dichiarazioni possono essere dettate da spirito di rivalsa, desiderio di vendetta, tentativo di ricatto. Possono essere una trappola, una polpetta avvelenata. Oppure un confuso tentativo di farsi ascoltare. Incontri, amicizie, soldi, rapporti. E perfino uno strano tentativo di adozione. Un avvocato milanese ha presentato infatti al tribunale dei minori una richiesta per adottare Ruby. L'aspirante mamma è Diana Mora, la figlia di Lele.


L'avvocato non è un esperto di diritto di famiglia, ma non è uno qualsiasi: è Luca Giuliante, ex consigliere provinciale di Forza Italia, membro della segreteria regionale del Pdl, tesoriere milanese del partito di Berlusconi, nonché legale di Roberto Formigoni nella vicenda del ricorso contro l'esclusione del suo "listino" alle ultime elezioni regionali, con conseguente intervento della P3.


L'avvocato Giuliante in precedenza aveva firmato anche il ricorso contro le richieste milionarie del fisco a Lele Mora, che al termine di un lungo contenzioso con l'Agenzia delle entrate ha poi visto la sua agenzia, la Lm management, approdare nel giugno 2010 al fallimento, decretato dal tribunale di Milano. Cercato dal Fatto Quotidiano, l'avvocato Giuliante non ha ritenuto di dover rispondere. Lele Mora invece ci ha risposto: "Non ho niente da dire e non ho nessuna voglia di parlare".


Le procedure per l'adozione non sono mai state completate. In compenso Ruby è finita in una comunità protetta. Intanto, i magistrati della Procura della Repubblica di Milano stanno procedendo alla verifica delle sue dichiarazioni con grande cautela e nella massima riservatezza, fino a negare l'esistenza stessa dell'indagine.
berlusconi mostra i muscoli


PROTAGONISTI E COMPARSE
I personaggi di questa storia sono degni di una soap opera. C'è Domenico Rizza, detto Nico, finito dentro un'indagine per sfruttamento della prostituzione. E c'è Lele Mora, più volte visto varcare in auto il cancello della villa di Arcore, accompagnato da ragazze della sua scuderia. Con alcune delle ragazze di Lele, Ruby aveva stretto amicizia: con Barbara Faggioli, con Marysthell Garcia Polanco. Ruby era molto vicina anche a Nicole Minetti, l'igenista dentale di Silvio Berlusconi che è stata da lui candidata (con successo) al consiglio regionale della Lombardia nella lista Formigoni.


Raggiunta al telefono dal Fatto Quotidiano durante le registrazioni di una puntata dello show di Italia 1 "Colorado", Marysthell Garcia Polanco ha accettato di buon grado di rispondere a qualche domanda, ma quando le è stato chiesto se conosceva Ruby e che rapporti aveva con lei, si è di colpo irrigidita: "No, di queste cose non posso dirti niente".


Il caso ha voluto far precipitare negli stessi giorni sulle pagine dei giornali storie molto diverse, come la vicenda di Ruby e quella di Fabrizio Favata, l'uomo che sostiene di aver portato ad Arcore la registrazione della telefonata di Piero Fassino (Allora, siamo padroni di una banca?").


In entrambi i casi, il presidente del Consiglio, con i suoi comportamenti, si è messo nella condizione di diventare ricattabile. Può un uomo politico alla guida del Paese esporsi al rischio dimettersi in balia di pressioni e ricatti?

Lettera perplessa di una simpatizante leghista al suo partito (una polemica in atto da settimane a Verese,qui l'avvio)

Fonte

Questione morale e Lega Nord, possibile che il partito non se ne accorga?

Egregio direttore,
vorrei inserirmi nel dibattito che è nato sul suo quotidiano a proposito dell'esistenza di una questione morale anche all'interno della Lega Nord.
Ma a voi sembra normale che l'ex sindaco di Silea (TV), Cesare Biasin (Lega Nord), a giugno, sia stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Treviso addirittura per i reati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione?
Secondo gli investigatori, il Biasin gestiva nientemeno che tre appartamenti all'interno dei quali si prostituivano due romene e un transessuale siciliano, intascando 600 euro a settimana, in gran parte forse anche in nero. Ma sembra che il giro fosse di almeno qualche decina di professioniste del sesso. La Lega nord non è nuova a scandali sessuali. Anche nella nostra città. Basti ricordare, anche se sostanzialmente diverse da quelle dell'ex sindaco di Silea, le vicende dell'ex sindaco Aldo Fumagalli indagato dal 2005 per peculato e concussione in relazione ai suoi rapporti con alcune ragazze straniere.
La domanda che mi pongo io, da ingenua cittadina, fermo restando, naturalmente, che nessuno è colpevole fino alla condanna definitiva, è la seguente: possibile che il partito che esprime il ministro dell'Interno non si sia accorto prima di certi comportamenti anomali di alcuni suoi rappresentanti nelle istituzioni? Possibile che non abbia gli strumenti per selezionare una classe politica degna di questo nome? Mi auguro che i militanti e i simpatizzanti della Lega Nord sappiano impedire, in futuro, nuove brutte figure come quelle che mi sono permessa di ricordare.

 Tra i casi più "eccentrici"  eclatanti

Camillo Gambin, storico esponente del Carroccio ad Albaredo d’Adige (Verona), è agli arresti domiciliari per una storia di falsi permessi di soggiorno rilasciati in cambio di denaro.”La Lega tuona contro gli immigrati, mentre i leghisti fanno affari sulla loro pelle. Da ricordare anche quel consigliere leghista di Botticino, in provincia di Brescia, proprietario  – si è scoperto a maggio di quest’anno – di un capannone dove funzionava un laboratorio clandestino che riforniva gli immigrati di merci con il marchio  e griffe contraffatte.“
Related Posts with Thumbnails