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martedì 5 ottobre 2010

Quanti tentacoli ha la Lega "Lega LadronaaaaaaaaaAAAAAAAA ! "

di Tommaso Cerno e Luca Piana


Il nuovo conio
Dalle Asl alle banche. Dalla Rai alle autostrade. Dagli aeroporti alle province. Altro che 'Roma ladrona': il Carroccio ha piazzato i suoi uomini in tutti i gangli del sottopotere italiano. Proprio come la vecchia Dc
(30 settembre 2010)
Bossi e Calderoli Bossi e CalderoliSu una cosa Umberto Bossi ha ragione: l'acronimo Spqr è superato. Sono Padani Questi Romani, ormai, e sempre più numerose le poltrone che portano il vessillo del Sole delle Alpi. Mentre il Senatùr suona il solito disco contro la capitale ladrona, alzando il dito medio o etichettando come porci i suoi abitanti, il peso politico del Carroccio aumenta in Parlamento. E silenziosa avanza la discesa leghista oltre il Rubicone. Fino al Tevere: consigli di amministrazione, posti chiave in Rai e nei grandi enti pubblici, presidenze e nomine continue allargano la ragnatela verde passando per banche, fondazioni, aeroporti, autostrade, multiutilities, Asl e partecipate milionarie di Comuni e Province.


È la versione padana del "divide et impera", l'allievo che sta superando perfino i maestri della vecchia Democrazia cristiana. Quella Lega che divide il Paese invocando il federalismo e poi impera grazie a un esercito di parenti, amici, trombati e ripescati. Sono loro, i nuovi boiardi del Carroccio lanciato nella battaglia fra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi, i veri vincitori. Perché fra i due litiganti, premier e presidente della Camera, entrambi sfiancati dalla bufera mediatica e dalla guerra politica, è l'Umberto che gode.


Il caso Unicredit, la banca decapitata grazie alla rivolta delle Fondazioni azioniste, è solo la punta di un iceberg. Forse il segnale del salto di qualità della "reconquista" leghista, che oggi può contare su una rete da far invidia a De Mita, Craxi e Fanfani. È tutto annotato a matita nelle agende dei big. Gli uomini nuovi, che tanto nuovi nei metodi non sono. Dal governatore veneto Luca Zaia a quello piemontese Roberto Cota, fino a Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti, passando per Roberto Maroni.


VOGLIAMO CREDITO. Tra banche e dintorni, il debutto della Lega era stato disastroso, con il dissesto della Credieuronord, che contava fra i soci anche Bossi e la moglie: andò a rotoli fra prestiti allegri e indagini per riciclaggio. A dispetto di questi inizi, sulle banche ora la Lega Nord ha addirittura alzato il tiro. Ha potuto farlo grazie a due fattori: i successi elettorali e la posizione di forza dell'alleato di sempre, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Quando la posta è importante, quando sono in ballo i colossi pubblici come Eni o Enel, è Tremonti a condurre il gioco. Quando si tratta di poltrone lombarde, il ministro lavora di concerto con Giorgetti, braccio destro di Bossi per le questioni finanziarie. L'hanno fatto per la nomina di Massimo Ponzellini alla presidenza della Popolare di Milano. E si sono ripetuti nella spartizione dei posti nella Fondazione Cariplo, uno dei principali azionisti di Banca Intesa (ha il 4,68 per cento).


Appena si superano i confini della Lombardia, c'è spazio invece per altri padrini politici. Lo ha mostrato Gianna Gancia, presidente della Provincia di Cuneo, compagna di Calderoli. Appena si è liberato un posto nel consiglio generale della Fondazione CariCuneo (socia di un altro big del credito, Ubi Banca), vi ha piazzato una sua collaboratrice, Giovanna Tealdi, bruciando Guido Crosetto, uno dei boss del Pdl nel basso Piemonte. Ili. caso più eclatante è, però, quello della Fondazione Cariverona protagonista del licenziamento del numero uno di Unicredit, Alessandro Profumo.


OBIETTIVO FIERA. Più che all'interno, i nemici della Lega nella guerra delle poltrone si trovano fra gli alleati. Lo mostra l'assedio al presidente lombardo, Roberto Formigoni, costretto a cedere importanti porzioni di potere in vari settori, un tempo feudo esclusivo del movimento di Comunione e liberazione. I primi siluri al "presidente a vita", come lo chiamano, sono arrivati sulla Fiera di Milano, dove oggi avanza Attilio Fontana, vicepresidente in quota Lega. Dopo le ultime elezioni regionali, poi, i successi leghisti si sono intensificati. A Lombardia Informatica, un colosso da 230 milioni di euro di ricavi, è arrivato come presidente Lorenzo Demartini, ex consigliere regionale con laurea in Scienze delle professioni sanitarie tecniche diagnostiche. Un altro leghista della prima ora, Paolo Besozzi, ha ottenuto la vice presidenza della Milano Serravalle, la società che gestisce l'autostrada per Genova, fulcro di appalti miliardari,continua a leggere....

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Charles Bronson

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